Controllo a distanza sul lavoro? E’ vietato! Il Garante Privacy multa un’azienda di autotrasporto

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Il Garante Privacy multa un’azienda di autotrasporto per aver monitorato illegalmente circa 50 dipendenti durante il lavoro, utilizzando un sistema GPS sui veicoli aziendali. Vediamo meglio la vicenda all’interno dell’articolo.

I fatti

Nel 2024, un ex dipendente ha presentato un reclamo al Garante Privacy. Ha sostenuto che l’azienda di autotrasporto avesse installato un sistema GPS sui veicoli senza fornire l’informativa corretta. Inoltre, ha affermato che non venivano rispettate le procedure previste dalla legge per il controllo sui lavoratori.

L’azienda ha risposto dicendo che il sistema GPS era stato autorizzato dall’Ispettorato del lavoro. I controlli messi in atto, secondo la società, erano legati a motivi di sicurezza dei veicoli, tutela dei beni aziendali e miglioramento dell’organizzazione del lavoro. L’azienda ha anche spiegato che i dipendenti erano stati informati tramite affissioni in azienda. Riguardo ai dati raccolti, ha precisato che venivano registrati solo durante l’orario di lavoro, non appena il servizio terminava.

Dalle ispezioni effettuate dal Garante, in collaborazione con il Nucleo tutela privacy della Guardia di Finanza, sono emerse varie violazioni.

Diverse le violazioni riscontrate dal Garante Privacy

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha riscontrato varie violazioni nel trattamento dei dati personali effettuato dalla Società. In particolare:

  1. Secondo l’Articolo 13 del Regolamento, il titolare del trattamento deve fornire agli interessati l’informativa privacy quando raccoglie dati personali, garantendo la trasparenza e l’informazione completa sul trattamento. In questo caso, l’informativa fornita ai dipendenti non rappresentava in modo adeguato il trattamento dei dati, risultando incompleta e imprecisa. In particolare, non informava correttamente riguardo la modalità di geolocalizzazione e l’identificazione dei conducenti. Tali trattamenti sono risultati inadeguati anche rispetto alle misure di garanzia stabilite dall’Ispettorato del lavoro nel provvedimento di autorizzazione rilasciato all’azienda. Questo imponeva, infatti, l’anonimizzazione dei dati raccolti e l’adozione di tecnologie idonee a limitare la raccolta di dati personali, evitando quelli non necessari o eccedenti rispetto agli scopi di sicurezza e organizzazione aziendale.
    Per approfondire > Informativa privacy? L’ultima cosa da fare (e non con copia e incolla)
  2. Il trattamento dei dati tramite il sistema di geolocalizzazione risultava eccedente e sproporzionato rispetto alle finalità dichiarate. I dati venivano raccolti in modo continuativo (compresi i periodi di pausa) e conservati per oltre cinque mesi. Ciò violava i principi di minimizzazione e limitazione della conservazione.
  3. La Società ha omesso di rispondere tempestivamente alla richiesta di informazioni dell’Autorità, nonostante l’invito fosse stato regolarmente notificato tramite PEC. Questo ha ostacolato il lavoro del Garante Privacy, impedendogli di esercitare il suo compito di supervisione e di controllo sul rispetto delle normative in materia di protezione dei dati personali.

Il Garante Privacy multa con 50 mila euro l’azienda di autotrasporto

Il Garante, alla luce delle gravi violazioni riscontrate, ha inflitto una sanzione di 50.000 euro all’azienda. Oltre a ciò, ha ordinato di fornire ai dipendenti un’informativa adeguata e di allineare l’uso del sistema GPS alle misure di garanzia stabilite nell’autorizzazione precedentemente rilasciata dall’Ispettorato del lavoro. Inoltre, ha disposto la pubblicazione dell’ordinanza ingiunzione sul sito internet dell’Autorità.

Il provvedimento completo è disponibile qui.


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