Threads di Meta si arena sul Digital Markets Act

Al momento stai visualizzando Threads di Meta si arena sul Digital Markets Act

Threads di Meta: l’app ha smesso di funzionare in Europa. Contrariamente a quanto detto da molti il problema non è col GDPR, ma col Digital Markets Act

Threads di Meta in tutto il mondo ma… non in Europa

Il 5 Luglio Meta ha lanciato il suo Threads in oltre 100 diversi paesi. Ne hanno parlato tutti i media del mondo soprattutto in relazione al fatto che Threads è, nei fatti, una sfida aperta lanciata al concorrente Twitter. Twitter che, come ci racconta la cronaca degli ultimi mesi, non naviga in ottime acque.

Forse anche per questo Meta ha optato per lanciare Threads proprio in questi giorni e i numeri hanno dato ragione a Zuckerberg. In pochissimi giorni l’app ha superato i 100 milioni di iscritti.

Bloccati gli utenti europei

Sembrava filato tutto per il meglio, un grande debutto per Threads. Poi sono arrivate le prime grane e le prime segnalazioni: la nuova app di Meta non funziona più in Europa. O meglio, dicono gli utenti, l’app è ancora accessibile, ma sono visibili solo i singoli post degli utenti nella timeline e non si possono pubblicare nuovi “threads”.

Non solo: tutti i thread eventualmente pubblicati da utenti europei in questi giorni non vengono caricati. L’app rende solo un alert “contenuto non disponibile”. Ugualmente azzerata la pagina che elenca le attività e anche nei post sulla timeline non sono visibili risposte ma un “Spiacenti, si è verificato un errore”.

Ecco che in molti hanno quindi pensato che il problema, circoscritto agli utenti europei, potesse dipendere dal GDPR. Memori dell’esperienza già vissuta con ChatGpt, in tanti hanno fatto ricorso alla VPN per poi scoprire che neppure questo strumento risolve i problemi.

Gli utenti europei sono quindi tagliati fuori da Threads.

Il problema non è il GDPR, ma il Digital Markets Act

Non è un segreto che Thread raccolga un numero molto alto di dati sensibili, dai dati sanitari a quelli finanziari, alla cronologia ai contatti semplicemente “pescandoli” dagli account Instagram… in questo caso però Meta, onde evitare problemi, aveva deciso di non lanciare, almeno al momento, Threads in Europa.

Solo che gli utenti europei sono comunque riusciti a scaricare l’app e ad iscriversi. Ecco la decisione dell’azienda: usare i dati di registrazione del profilo Instagram per bloccare gli account europei. Così se l’account Threads è creato da un account che su Instagram risulta europeo, quell’account finisce bloccato.

Ed è qui che Threads si è incagliato, ma non nel GDPR, ma nel Digital Markets Act che vieta di combinare i dati raccolti su diverse piattaforme per pubblicità mirata. In questo caso Meta ha combinato i dati di Threas con quelli di Instagram. Non solo: l’accesso a Threads avviene con l’account Instagram e questa tecnica, detta di auto preferenza, è vietata espressamente dal DMA.

La conferma è arrivata direttamente da Adam Mosseri, a capo di Instagram, il quale ha confermato che il lancio di Threads in Europa è posticipato a causa del Digital markets Act.

“Thread non è attualmente disponibile nella maggior parte dei paesi europei e abbiamo adottato ulteriori misure per impedire alle persone di quei paesi di accedere all’app. L’Europa continua ad essere un mercato molto importante per Meta e speriamo di essere in grado di portare Threads in più paesi in futuro”

è il commento ufficiale rilasciato dall’azienda.

Il Digital Markets Act in punti

Il Digital Markets Act (DMA) è un regolamento dell’Unione Europea che mira a rendere l’economia digitale più equa e contestabile. Il DMA si propone di garantire un maggiore livello di concorrenza nei mercati digitali europei, impedendo alle grandi aziende di abusare del loro potere di mercato e consentendo l’ingresso di nuovi attori sul mercato. Si concentra sulle piattaforme digitali più grandi che operano nell’Unione Europea, definite “gatekeepers”. Queste aziende hanno una posizione di mercato “durevole” in alcuni settori digitali e soddisfano determinati criteri legati al numero di utenti, fatturato o capitalizzazione. Sebbene l’elenco dei gatekeepers non sia stato ancora pubblicato, le principali aziende di “Big Tech” come Alphabet, Amazon, Meta, Apple e Microsoft sono molto probabilmente i principali soggetti del regolamento.

Il DMA stabilisce una serie di obblighi per i gatekeepers al fine di garantire una maggiore concorrenza e protezione degli interessi degli utenti e delle aziende che utilizzano le piattaforme digitali. Questi obblighi includono:

  • divieto di combinare dati raccolti da due diversi servizi appartenenti alla stessa azienda (ad esempio, Facebook e WhatsApp);
  • protezione degli utenti commerciali delle piattaforme (inclusi inserzionisti e editori);
  • misure legali contro i metodi di auto-preferenza utilizzati dalle piattaforme per promuovere i propri prodotti (risultati preferenziali per i prodotti di Google quando si utilizza la ricerca di Google);
  • Disposizioni riguardanti la pre-installazione di alcuni servizi (ad esempio, Android);
  • Regolamentazione delle pratiche di bundling;
  • Misure per garantire l’interoperabilità, la portabilità e l’accesso ai dati per le imprese e gli utenti finali delle piattaforme;
  • Sanzioni: Il DMA prevede meccanismi di sanzione applicabili in caso di mancato rispetto degli obblighi da parte dei gatekeepers. Queste sanzioni possono includere multe fino al 10% del fatturato mondiale dell’azienda.

Lascia un commento